Acciaio (Rizzoli, 2010)
Silvia Avallone
18,00 euro
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città , il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.
Le due giovani protagoniste di questa storia hanno tredici anni- quasi quattordici- e tra un tuffo in acqua mentre si tengono per mano, uno sgardo malizioso ai ragazzi più grandi e uno sfoggio della loro bellezza sul bagnasciuga, crescono nella Piombino delle Acciaierie dei primi anni Duemila. In un quartiere popolare abitato da famiglie di operai, spacciatori e delinquenti l'unico modo per emergere è usare la loro bellezza come arma per prendersi ciò che vogliono.
Anna e Francesca sono amiche da sempre, legate dal profondo desiderio di scappare il più lontano possibile da quel mostro che inghiotte la città e dalle loro rispettive famiglie: un padre possessivo e violento insieme ad una madre succube ed impotente per Francesca, una mamma forte ed orgogliosa ma allo stesso tempo colpevole di amare un marito buonannulla e disonesto per Anna.
Le due aspettano quindi con ansia la possibilità di prendere il motorino e di poter entrare da sole nelle cabine con i ragazzi e nel frattempo giocano a fare le adulte: tutti le vogliono.
"Perchè in certi ambienti, per una ragazza, conta solo essere bella. E se sei una sfigata, non fai vita. Se i ragazzi non scrivono sui piloni del cortile il tuo nome e non ti infilano bigliettini sotto la porta, non sei nessuno. A tredici anni vuoi già morire."
Anna e Francesca sono quindi molto affiatate ma non potrebbero desiderare futuro più diverso. Infatti mentre Anna vuole studiare e diventare una persona importante (decide infatti di prendere il liceo classico per studiare di più rispetto a molte sue coetanee nella sua stessa situazione), Francesca vorrebbe vincere Miss Italia e togliersi finalmente dai piedi i suoi genitori, colpevoli del carattere autodistruttivo e rabbioso della ragazza. Francesca è gelosissima di Anna, non vuole separarsi da lei e ogni volta che l'amica decide di fare un qualsiasi passo che potrebbe allontanarle anche solo minimamente si infuria e non lo accetta.
Francesca è bellissima, gelosa, possessiva, si fa trascinare da Anna nei loro giochi maliziosi ma non vuole nessuno. Anna è frizzante, piena di vita, a volte meschina e crudele verso i meno fortunati (così come lo è anche Francesca), sogna un futuro meraviglioso e non ha paura di prenderselo. Per tutte queste sue caratteristiche attrae molto i ragazzi e in particolare uno: la gelosia di Francesca e i vari problemi con le rispettive famiglie faranno allontanare le due ragazze e metteranno a repentaglio la loro lunga e forte amicizia.
Ruolo importante nella storia lo gioca Alessio, fratello di Anna, che a causa delle mancanze del padre è costretto alle volte ad assumere il suo ruolo nei confronti della sorellina.
"Tu sei convinto che devi avere di più, di più, ogni giorno che passa. Che questa è la logica delle cose. Invece capita che hai di meno, di meno, ogni giorno che passa."
Sinceramente sono rimasta abbastanza delusa da Acciaio, anche se nel complesso non è da buttar via.
Se infatti la storia è di quelle crude e forti come piacciono a me e i personaggi sono tutti ben caratterizzati e (a mio avviso) non troppo stereotipati- salvo alcune eccezioni- ci sono alcuni elementi di questo libro che mi hanno fatto rimanere con l'amaro in bocca.
Innanzi tutto lo stile usato dall'autrice: c'erano parti della narrazione in cui mi perdevo completamente e non riuscivo più a capire chi fosse il soggetto di un determinato ragionamento o in quale luogo si trovasse. A volte troppo austero, a volte poco simile al vero.. insomma, non mi ha convinto molto e più di una volta ho pensato di abbandonare il libro per questo motivo.
Passiamo poi al finale che non sto qui a raccontarvi perchè non voglio spoilerare nulla. Dico solo che secondo me è stato usato un evento catastrofico per chiudere una storia che in realtà così non si è conclusa ma ha aperto soltanto più interrogativi su come siano proseguite le vicende. Ci sono inoltre alcuni temi trattati che non sono stati portati a conclusione, storie lasciate in sospeso..
Sul web ho trovato tantissimi pareri contrastanti riguardo Acciaio, ma personalmente non mi sento di bocciare completamente questo libro perchè alla fine la storia mi aveva abbastanza presa e i personaggi, pur non essendomi particolarmente simpatici, non erano poi così male, però sento che la questione non è chiusa ed è un peccato.
"La realtà esige. La realtà vince comunque, qualsiasi cosa fai o pensi."
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